Piccole, quasi invisibili sculture installate nei giardini più belli e famosi del pianeta.
Alimentate da minuscoli pannelli solari, capaci di emettere flebili suoni, , variati dalla presenza e dal movimento umano, capaci di accumulare energia ed illuminarsi la notte, come lucciole, capaci di piccoli e continui movimenti, come steli d’erba al vento.
Con la scelta di location naturali come i parchi e i giardini, e non l’ambiente galleria/museo, si vuole indagare e sottolineare la complessità dell’esperienza umana e vegetale, della nostra pratica culturale, biologica e tecnologica, Si vuole sperimentare nuovi punti di vista della nostra vita quotidiana come pratica sincretica del mondo naturale, animale, tecnologico, dell’informazione
La rivoluzione agricola del neolitico, le tecniche di coltivazione hanno reso l’uomo cacciatore un consapevole produttore di cibo, trasformandolo da nomade a stanziale.
Fra l’uomo e la vegetazione, ad una funzionalità per la sopravvivenza si è aggiunta, come più importante conseguenza, una solidarietà mistica: l’uomo riconosce la propria affinità e l’esistenza delle piante, traendo da esse la metafora del proprio dramma esistenziale che identifica con il “mistero” della rigenerazione vegetale, il mistero della nascita, della morte e della rinascita.
Dal ritmo della vegetazione si definisce poi l’idea del “tempo circolare”, del rinnovamento periodico del Mondo.
L’uomo ha quindi man mano perfezionato le tecniche per meglio sopravvivere e sfruttare la coltivazione, ma ha anche parallelamente assimilato dai vegetali le proprie costruzioni mentali, i propri miti, credenze e simboli.
Coniugare in un’opera d’arte vegetali e nuove tecnologie vuol dire porre a confronto queste due componenti basilari della storia dell’uomo e quindi rivalutarne gli apporti, vuol dire unificarle in un’azione estetica che consente di scoprire qualità non sempre evidenti, e perciò di valorizzarle.
Vuol dire riportare al centro della nostra coscienza, la consapevolezza di non poterci privare delle nuove tecnologie e l’indispensabilità dei vegetali, del loro insostituibile contributo nell’assicurarci l’esistenza.
Il progetto di installare una serie di piccole sculture elettroniche interattive in alcuni dei giardini più importanti del pianeta, noti in tutto il mondo per la loro bellezza, vuole instaurare nuove relazioni e riflessioni tra questi mondi, per esaltare centralità diverse rispetto al quotidiano approccio e l’ordinaria conoscenza che si ha generalmente.
I vegetali sono comunemente percepiti come organismi inerti, insensibili, esenti da sofferenza, perché non dispongono delle nostre capacità motorie e perché stanno chiusi in un silenzio che sancisce la loro incomunicabilità.
Il progetto vuole quindi far riscoprire i vegetali come esseri viventi, accostandoli a dispositivi capaci di esaltarne la vitalità così diversa da quella animale e umana, e quindi più affascinante da avvicinare.
Vuole pure far scoprire la tecnologia come “essere vivente”.
In queste installazioni, anche le tecnologie assumono nuove valenze: assumono una identità più integrata alla dimensione naturale; si dissociano dall’essere viste e usate come utensili che servono all’uomo a livello professionale e produttivo. Svelano invece le proprie peculiari leggi di funzionamento al fruitore, permettendogli di interagire, di giocare con loro.
Tecnologie che sondano l’eco-sostenibilità, che si appropriano del modo di funzionare dei vegetali con la luce. Non più semplici estensioni dell’uomo, ma complessi strumenti, anch’essi dotati di comportamenti autonomi, sempre più simili agli organismi. Oggetti come quarto regno del vivente accanto al mondo minerale, animale e vegetale.
L’installazione, e soprattutto la sua dislocazione in un ambiente naturale, porta a considerare l’opera d’arte come originale incontro tra tre forme diverse di “essere” vivente: il fruitore, essere umano; la pianta, essere vegetale; l’oggetto tecnologico, essere informatico. Il luogo del giardino definisce e costringe l’indispensabile interazione garantendo il successo dell’opera che infonde nuove consapevolezze etiche, estetiche e di essere connessi con il mondo non solo in internet, ma ogni giorno, anche nei luoghi più naturali. Di essere connessi con tutti gli esseri: vivi in un mondo vivente.